25 Novembre 2004

L'esorcista: la genesi - Recensione

Cosa può fare un vampiro solitario in un piovoso pomeriggio di novembre? Non so come passano le loro giornate gli altri succhiasangue, ma per quanto mi riguarda ieri ho pensato bene di mettermi in macchina (che volete, i confort moderni vanno sfruttati) e andarmi a vedere L'esorcista: la genesi.

Il film racconta la storia di padre Merrin sacerdote che, dopo gli orrori nazisti della guerra, perde la fede e si ritrova in Africa a seguire la sua antica passione, l'archeologia. Le sue ricerche lo portano così a partecipare al ritrovamento di un'antica chiesa bizantina costruita sopra ad un misterioso tempio pagano e subito inspiegabilmente seppellita. Mentre gli scavi procedono cominciano a verificarsi strani fatti, alcuni terribili incidenti colpiscono quelli che partecipano ai lavori e un bambino indigeno viene colto da un male inspiegabile. La tribù locale comincia a temere il riacutizzarsi di un'antica maledizione e la tensione cresce quando vengono chiamati i soldati inglesi per mantenere l'ordine. Padre Merrin dovrà affrontare di nuovo il male celato negli uomini, ma per dare una spiegazione a tutto quello che sta succedendo e per difendersi dal potere del maligno dovrà riabbracciare la fede perduta.

Il film del famoso regista finlandese Renny Harlen (Die hard 2, Cliffhanger, Nightmare 4, Blu Profondo) risulta piuttosto interessante in alcuni suoi aspetti. Molto affascinante l'ambientazione dell'antica chiesa e buona l'idea della crisi religiosa del protagonista (anche se risolta un po' frettolosamente). Ricco l'uso di figure e simboli tipici dell'iconografia satanista come corvi, mosche, iene, croci rovesciate, scritte in aramaico. Non mancano nemmeno una buona quantità di sangue e scene "da urlo" coadiuvate da alcuni effettacci splatter. Sicuramente meglio la prima parte del film quando l'orrore resta celato e la tensione viene alimentata dalla certezza che qualcosa di misterioso si nasconde da qualche parte (vicino) nel buio, la paura poi scema inevitabilmente nel finale quando "il mostro" appare sullo schermo fugando così tutte le nostre paure interiori di fronte alle quali non c'è effetto speciale che tenga (tra l'altro in questo caso nemmeno un granchè).

La pellicola nel complesso risulta piacevole e tiene sempre accesa l'attenzione dello spettatore. Quando però si assiste ad un prequel (o ad un sequel) nasce spontaneo il confronto con l'originale e da questo punto di vista sorgono le pecche. L'esorcista: la genesi è ben lontano dall'icona horror che fu L'esorcista. Nel suo capolavoro del 1973 William Friedkin fu maestro nel creare un senso opprimente di angoscia giocando sulla psicologia e sul far intravedere senza mai mostrare direttamente e la storia lasciava spazio alle divagazioni sulle diverse tematiche e interpretazioni che nascondeva. Questo prequel risulta invece essere un prodotto decisamente più commerciale, sicuramente si discosta nettamente da tanto cinema horror quasi demenziale al quale siamo stati costretti ad assistere negli ultimi anni, ma non è certo un film che segnerà un'epoca restando attuale e inquietante per più di 30 anni.

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Autore: Pisq
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