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Febbraio 2005
L'uomo senza sonno - Recensione
Fobia, alienazione, incubo, senso di colpa, trasformate tutto questo
in immagini e avrete L'uomo senza sonno. Il regista Brad
Anderson ci porta nel mondo di Trevor Reznik solitario operaio
che non riesce a dormire da esattamente un anno. La vita di Reznik
è scialba, monotona, incolore (incolore come la superba fotografia
che ricopre ogni inquadratura di una patina monocromatica), fino
a quando, a seguito di un drammatico incidente causato dalla sua
disattenzione, un collega quasi perde la vita. Da quel momento la
storia di Trevor Reznik prende una strada tortuosa che lo porta
sempre di più ad estraniarsi dalle persone che lo circondano,
persone che vede ostili e pericolose. Il tempo passa e fatti strani
continuano a perseguitare l'operaio che si avvicina sempre di più
alla follia o forse alla spiegazione del motivo per cui la sua vita
si è trasformata in un incubo.
Brad Anderson si ispira a Dostoevskij e Alfred Hitchcock, ma anche
a David Linch e Roman Polansky, per creare una storia folle e onirica,
angosciante e misteriosa, con qualche spunto di macabra comicità.
Lo fa con inquadrature e scenografie che sono tra il sogno e la
cruda realtà (della genialità della fotografia abbiamo
già detto), consegnandoci una visione dark descritta con
ritmi lenti, ma coinvolgenti, che fanno scattare la molla della
curiosità trasportandoci attraverso la narrazione mentre
lentamente mette insieme i pezzi di un terrificante puzzle che verrà
svelato nel finale. Una nota di merito va ad un irriconoscibile
Christian Bale dimagrito più
di venti chili per dare vita allo spettrale Reznik.
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Autore: Pisq - commenta
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