26 Febbraio 2005

L'uomo senza sonno - Recensione

Fobia, alienazione, incubo, senso di colpa, trasformate tutto questo in immagini e avrete L'uomo senza sonno. Il regista Brad Anderson ci porta nel mondo di Trevor Reznik solitario operaio che non riesce a dormire da esattamente un anno. La vita di Reznik è scialba, monotona, incolore (incolore come la superba fotografia che ricopre ogni inquadratura di una patina monocromatica), fino a quando, a seguito di un drammatico incidente causato dalla sua disattenzione, un collega quasi perde la vita. Da quel momento la storia di Trevor Reznik prende una strada tortuosa che lo porta sempre di più ad estraniarsi dalle persone che lo circondano, persone che vede ostili e pericolose. Il tempo passa e fatti strani continuano a perseguitare l'operaio che si avvicina sempre di più alla follia o forse alla spiegazione del motivo per cui la sua vita si è trasformata in un incubo.
Brad Anderson si ispira a Dostoevskij e Alfred Hitchcock, ma anche a David Linch e Roman Polansky, per creare una storia folle e onirica, angosciante e misteriosa, con qualche spunto di macabra comicità. Lo fa con inquadrature e scenografie che sono tra il sogno e la cruda realtà (della genialità della fotografia abbiamo già detto), consegnandoci una visione dark descritta con ritmi lenti, ma coinvolgenti, che fanno scattare la molla della curiosità trasportandoci attraverso la narrazione mentre lentamente mette insieme i pezzi di un terrificante puzzle che verrà svelato nel finale. Una nota di merito va ad un irriconoscibile Christian Bale dimagrito più di venti chili per dare vita allo spettrale Reznik.

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Autore: Pisq
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