18 Febbraio 2006

Underworld: Evolution - Recensione

Underworld: Evolution ovvero, Underworld 2.0... Questo secondo episodio della saga di Wiseman altro non pare se non la variante di un gioco che su console farebbe senz'altro più faville che sullo schermo.
Ma veniamo al film, che parte esattamente dove si era fermato il primo. Selene (Kate Beckinsale) è ormai ricercata dalla sua razza, quella dei vampiri. Fuggitiva insieme al “lycampiro” Michael (Scott Speedman), metà vampiro, metà licantropo, che però non ha ancora avuto modo di testare i propri poteri e si ostina a non voler bere sangue. Selene, per salvarsi la vita, decide di rintracciare Marcus (Tony Curran), re dei vampiri, deciso a soffocare nel sangue il caos che imperversa tra le due razze. Durante questa ricerca Selene viene a sapere alcune verità che contraddicono ciò che lei credeva di sapere. A quanto pare, il vero primo Immortale è un altro, e già qualcun altro gli sta dando la caccia.

Ad inizio film, un prologo che fa da prequel anche al primo episodio del 2003 mostra un'incursione di guerrieri in un villaggio europeo infestato da licantropi, in pieno Medioevo. Qui troviamo sia Viktor che Marcus dentro alle loro armature di cavalieri. Al termine della battaglia, il fratello gemello di Marcus, William, un Lycan, viene imprigionato per sempre in una caverna. Si tratta di una delle sequenze più suggestive, specie grazie alle scenografie di Patrick Tatopoulos, che ha riprogettato anche il design dei vari mostri. Ma la bidimensionalità totale dei personaggi, il loro costituire mere pedine per un'azione scatenata e pressoché ininterrotta, rendono alquanto indigesto il film a livello narrativo.
I cattivi non sono abbastanza interessanti e i buoni, che dovrebbero essere dei mostri, non sono abbastanza “cattivi”. La Beckinsale pare ridotta ad un incrocio fra Lara Croft e la Trinity di Matrix. Invece è una vampira (ad onor del vero, è la vampira da cui TUTTI si lascerebbero mordere) ma non ha niente di mostruoso, è educata e tanto politically correct da non assalire gli esseri umani, i quali rimangono (i mostri se lo ripetono l'un l'altro più di una volta) i veri padroni di questo mondo.
Tutto qui: nessun tentativo di approfondire tematiche relative alla convivenza fra razze o al significato di essere un mostro, un diverso. E neanche un accenno di ironia, in questa pellicola che evidentemente preferisce andare sul sicuro mirando a una fascia d'età di pubblico piuttosto bassa. Probabilmente sottovalutandolo. L'unica cosa che "evolve" in questo film è la storia d'amore fra Selene e Michael, che si concedono una piccola scena di sesso.

Nessun passo in avanti, dunque, rispetto al primo episodio, ma anzi una corsa alla moltiplicazione dell'azione e degli effetti visivi offerti dal nuovo budget, quasi quintuplicato, che finisce per azzerare ogni interesse.
Rispetto al primo episodio, non fornisce alcun valore aggiunto. Un tale putiferio di mutazioni, mangiacristiani e succhiasangue appare più che altro un preludio a quel che succederà nel terzo. Già non faccio fatica ad immaginare il figlio di Selene e Michael nel ruolo di protagonista di un terzo Underworld.
In conclusione: Underworld Evolution, più action che horror (in stile Blade, del quale è anche inferiore), non fa paura, non sorprende, non diverte. Annoia. Fino al sonno (parlo per esperienza personale... e con me 3/5 delle persone con le quali l’ho visto).

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Autore: Vlad - commenta l'articolo

 
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