6 Marzo 2006

The Descent - Recensione

Parto con una considerazione personale: le grotte fanno paura. Non sono un amante della speleologia, ma mi è capitato un paio di volte di provare l'esperienza della discesa in grotta. La sensazione che si prova è difficile da spiegare per chi non lo ha mai fatto: quando il tunnel si stringe e ti ritrovi a strisciare faticosamente lasciandoti sempre più lontano la via d'uscita, il pensiero di tutta quella roccia che ti intrappola è opprimente.
E poi le grotte sono buie. Non c'è nulla di più buio che mi viene in mente, senza la luce artificiale, assolutamente niente può darti dei punti di riferimento.
Proprio da questi due aspetti, il senso di oppressione e il buio estremo, prende spunto il regista Neil Marshall (qui al suo secondo lungometraggio dopo Dog Soldiers) nella decisione di mettere in scena un horror ambientato in una grotta (scelta stranamente mai fatta prima da altri e subito seguita da Il Nascondiglio del Diavolo).

Nasce così The Descent - Discesa nelle Tenebre, storia di sei amiche che si incontrano per condividere un'avventura sotterranea. Presto il gruppo si ritrova intrappolato in un complesso di grotte inesplorate alla disperata ricerca di una via d'uscita. E come se non bastassero l'oppressione, la claustrofobia, il terrore e la scoperta di dolorose rivelazioni sul passato di due delle ragazze, qualcosa di più orribile è in agguato, qualcosa che, silenzioso, segue le protagoniste strisciando nel buio.

La sceneggiatura, come si può vedere, non ha inventato nulla di sorprendentemente innovativo. Ma gli elementi su cui Marshall vuole puntare sono altri e vengono tutti centrati.
Per quasi un'ora le mostruose creature della grotta (i crawlers) non si vedono e il regista usa tutto il tempo a disposizione per accrescere la tensione, il senso di claustrofobia e di angoscia. Piano piano lo spettatore inizia a sentire tutto il peso di quella roccia e l'aria comincia a mancare. Poi, quando "finalmente" compaiono i micidiali predatori, il terrore può esplodere in un disperato senso di impotenza.
Ottima la regia che riesce a trascinare lo spettatore dentro agli stretti cunicoli o sopra agli spaventosi baratri sull'ignoto. Il buio, come dicevamo, è uno dei principali elementi del film e il regista ne fa un uso quasi esagerato. Potrebbe questo aspetto essere considerato un difetto, se si pensa alla scarsa chiarezza di alcune scene, ma deve invece essere visto come una precisa scelta registica, l'unico modo per farci entrare nella grotta con le protagoniste. L'uso poi delle luci è magistralmente concertato. La scelta di cosa e quando illuminare è sapiente. Quello che l'oscurità nasconde può essere intravisto nel bagliore di una torcia, o mal celato nel riverbero di una fiamma, o improvvisamente svelato dall'intensificatore di luce di una videocamera.

I personaggi risultano sobri, i caratteri delle sei ragazze sono appena abbozzati, ma ugualmente ben definibili; scelta sicuramente da privilegiare rispetto alla stereotipizzazione in cui troppo spesso si incorre. La psicologia delle protagoniste non è certo un elemento secondario. The Descent è prima di tutto una discesa nelle tenebre dell'incoscio. L'oscurità, per una delle ragazze, ha inizio subito dopo il tragico incidente in seguito al quale perde il marito e la figlia. Quando poi le sei amiche si trovano ad affrontare paure primordiali quali il buio, la solitudine, l'angoscia di non avere una via d'uscita e il terrore di essere braccate da creature ostili e mortali, vengono alla luce gli istinti di sopravvivenza e i lati più reconditi della coscienza umana ("il rumore che sta facendo porterà quelle cose dritte verso di lei" dice una delle ragazze, per ricevere la risposta più sensata e terribile nella sua semplicità: "almeno le allontanerà da noi").

Girato con un budget di poche pretese The Descent è un film claustrofobico e cruento, un horror maturo e carico di tensione. Probabilmente non per tutti i palati, ma di certo quaclosa che si discosta dal panorama horror contemporaneo elevandosi al di sopra di prodotti che ottengono buoni risultati al botteghino contando su pesanti operazioni di marketing (senza fare paragoni con un film che non ho ancora visto, The Descent è stato snobbato dalle sale per fare spazio al più "pompato" The Exorcism of Emily Rose).
Complimenti quindi a Neil Marshall che ricorda molti registi horror poi divenuti famosi che, alle prime produzioni, compensavano le carenze nel budget con l'abilità dietro la macchina da presa. Nell'attesa di procurarmi il suo film di esordio Dog Soldiers, vi prometto che lo terrò d'occhio.

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Autore: Pisq - commenta l'articolo

 
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