La
luna aveva steso su ogni cosa un sottile strato d'argento: sull'erba
folta, sul fango, sulla muraglia di vegetazione intricata che
si ergeva più alta delle mura di un tempio, sul grande
fiume che, attraverso una breccia scura, vedevo scintillare, mentre
scorreva nel suo ampio letto senza un mormorio. Tutto era imponente,
vigile, silenzioso.
Mi domandavo se quella quiete sul volto dell'immensità
che ci guardava fosse una supplica o una minaccia. Cos'eravamo
noi che eravamo andati a sperderci laggiù? Potevamo dominare
quella cosa muta o ci avrebbe dominato lei? Sentivo la grandezza,
la smisurata grandezza di quella cosa che non poteva parlare,
e forse nemmeno udire. Che cosa conteneva?