8 Settembre 2005

Two Sisters, guida all'interpretazione

La prima impressione che si ha appena finita la proiezione di Two Sisters è quella di aver capito ben poco di quello che si è visto. Certo questo non è un film semplice e linerare, nè uno di quelli in cui alla fine si da una chiara spiegazione a tutto quello che è successo. Piuttosto si tratta di una pellicola che va rivista almeno una seconda volta e, in ogni caso, lascia aperte varie porte per la libera interpretazione dello spettatore. Per farmi perdonare la tardiva recensione rispetto alla data di uscita, vi riporto di seguito una chiave di interpretazione. Come si diceva il regista non ha la pretesa (o l'intenzione) di spiegare ogni enigma, la spiegazione che segue è solo una di quelle più accreditate, ma vi invito a leggerla in maniera critica lasciando libero spazio alle aggiunte o alle modifiche personali.

La madre delle due ragazze è malata, depressione? Esaurimento? La dottoressa che la cura ha una storia con il padre, sembra chiaro dagli atteggiamenti complici che si vedono tra i due nella scena in cui scendono dall'auto mentre le due bambine li guardano dall'altalena. Su-mi (la maggiore) e Su-yeon (la più piccola) hanno capito tutto e hanno una reazione violenta durante la cena in cui la donna siede a tavola con loro come se fosse una di famiglia, per di più con il fratello e la cognata, senza che la mamma delle due bambine sia presente. Su-mi si alza arrabbiata dalla tavola e se ne va, Su-yeon fa lo stesso e corre a piangere sul letto dove viene raggiunta e consolata dalla madre. Di lì a poco la donna si suicida e la bambina, che trova il cadavere della madre nell'armadio, subisce un tragico incidente finendo sotto il pesante mobile. La dottoressa sente il ruomore e va a vedere cosa è successo (veramente tutti lo sentono e qui già c'è un elemento enigmatico, perchè nessuno accorre? La scena che vediamo è il ricordo distorto di Su-mi?); trova la bambina in agonia sotto l'armadio e si allontana dalla stanza: è rimasta sconvolta e incapace di reagire per il terrore? L'incredibile crudezza della scena ha fatto sì che la sua mente l'abbia rifiutata rimuovendola immediatamente dopo essere uscita dalla stanza? Oppure la donna pensa di essersi finalmente tolta un peso? Sembra che la dottoressa stia per tornare indietro forse colta dal rimorso, ma a questo punto incontra Su-mi con la quale scambia parole di fuoco; questo fatto fuga tutti i suoi dubbi sul da farsi? Su-mi esce di casa e si volta indietro a guardare la futura matrigna (bella e toccante la scena finale del film), che sia questo il momento in cui la bambina scarica il senso di colpa per l'intuizione (probabilmente inconscia) di quello che è accaduto, addossando tutte le colpe alla dottoressa?

Nella corretta linea temporale (in realtà nel film queste scene si vedono solo nel finale) il periodo seguente è quello in cui Su-mi vive in un ospedale o una casa di cura. Il grosso del film è quello che si sviluppa al suo ritorno a casa. Tutto quello che viviamo da questo punto in poi è una confusa storia in cui si mescolano elementi reali e fantasie della mente malata della ragazzina.
Su-mi vede la sorellina morta come se fosse ancora con lei, il padre parla sempre e solo con Su-mi, al pontile, sotto il portico, a cena. Crede di vedere un sacco insanguinato dove sia rinchiuso il cadavere di Su-yeon, quando incvece il sacco contiene solo vecchie bambole. Coccola la sorellina che ha le mestruazioni, quando è lei ad averle. Come se non bastasse Su-mi impersona la malvagia matrigna (che in relatà non c'è mai in casa prima della fine) rivelazione questa che fa luce sull'altrimenti enigmatica scena della cena in cui la matrigna (Su-mi) ride rumorosamente (mentre tutti sono tristi) raccontando buffe esperienze passate che il fratello invece non può ricordare non essendo mai avvenute. E' chiaro dunque anche il motivo per cui si vede il padre portare le pillole a volte a Su-mi a volte alla matrigna e anche la contemporaneità delle mestruazione della donna con quelle della sorellina di Su-mi.

La paranoia/schizzofrenia di Su-mi ci travolge sempre di più mentre il film prosegue immergendoci in un'atmosfera irreale in cui prendono vinta impossibili scontri tra la matrigna e Su-yeon o improbabili batibecchi tra la donna e Su-mi, per finire con una lotta impossibile tra le due rivali. Alla fine Su-mi vede arrivare la dottoressa (questa volta è reale) e crolla di colpo l'intricato castello di carte costruito fino a quel momento.
Restano molti enigmi ai quali si possono dare differenti spiegazioni: il fantasma, è reale? E' anch'esso una proiezione della mente malata di Su-mi che vorrebbe vedere consumata la sua vendetta? Alla fine la matrigna vede uscire fuori il fantasma e si sente il suo grido disperato, ma potrebbe anche questa essere tutta un'illusione. Oppure il senso di colpa della donna che l'attanaglia dando forma allo spettro della bambina morta (o della madre). Il fatto che la cognata della dottoressa in macchina racconti al fratello di aver visto una donna sotto al lavandino lascia pensare che il fantasma sia reale, ma in effetti anche questa scena potrebbe essere immaginaria o uno dei tanti enigmi irrisolti che il regista aggiunge solo per confondere le idee dello spettatore. E l'attacco di epilessia della ragazza durante la cena che significato ha? E' solo casuale? E' provocato dallo spettro? In effetti potrebbe essere vera questa seconda ipotesi, in quanto durante l'attacco vediamo la matrigna (Su-mi) gridare, probabilmente perchè la scena ricorda la modalità della morte di Su-yeon.

Direi che di carne al fuoco ne ho messa fin troppa, si potrebbe continuare per ore a cercare nuovi enigmi e nuove risposte, ma si perderebbe forse il gusto dell'ammirazione di questo stupendo, angoscioso, misterioso affresco disegnato dalla psicosi di una mente segnata da una terribile esperienza. Voglio chiudere facendovi notare che, nella prima scena del film, il dottore che parla con Su-mi ci suggerisce già quale sia la verità chiedendo alla ragazza "chi credi che tu sia?", ma noi lo dimentichiamo presto annebbiati dai fumi illusori della vicenda per poi riscoprirlo solo alla fine.

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Autore: Pisq
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