Ci
sono storie, avventure, che sai di dover scrivere. Ambientazioni che
sono lì, da sempre, che sembrano aspettare perchè sanno
che tanto prima o poi le dovrai affrontare, in un modo o nell'altro
ti ci dovrai confrontare. E tu lo sai benissimo, certe storie non
possono essere ignorate e anche se per tanto tempo ci hai girato attorno,
evitando accuratamente la sfida, prima o poi te le ritrovi di fronte.
Il problema è prendere la fatidica decisione, afferrare il
proverbiale coraggio a due mani e mettersi sotto per affrontare la
sfida. Fortuna vuole che il Pisquano Fantasy non è un bambino
sprovveduto e, giunto ormai all'anno della maturità, non può
certo lasciarsi intimorire da una nuova sfida, dalla paura di dover
affrontare una specie di mostro sacro con il terrore di perderne il
controllo, di lasciarsi soffocare.
E quindi la decisione è semplice, non serve raccogliere coraggio,
non c'è il rischio di lasciarsi tremare i polsi. C'è
solo da varare una nuova avventura, in maniera del tutto naturale,
senza proclami o timori. Ben sapendo che l'esperienza degli anni passati,
la passione profusa, l'entusiasmo di chi dovrà vivere questa
nuova storia, faranno il resto. Quello che è certo è
che la magia del Pisquano Fantasy funziona. I mesi passeranno, gli
scritti si ammasseranno con miriadi di correzioni, sostituizioni,
cestinazioni, i file di documentazione, le musiche, le immagini, si
moltiplicheranno nell'attesa che dal mucchio vengano scelti quelli
che devono essere utilizzati e che tutto il resto finisca nel dimenticatoio.
Ma alla fine, come sempre accade, tutte i pezzi andranno al loro posto,
le tessere del mosaico andranno a formare il quadro d'insieme. E arrivati
a quel punto non resterà che giocare, ancora una volta con
la stessa passione che ci accompagna ormai da 18 lunghi anni.
Ed ora come la tradizione impone, alcune criptiche righe di presentazione
della nuova storia...
Senza alcuna speranza, senza via di fuga, senza un rifugio dove andare,
senza una strada da seguire.
Nulla a cui aggrapparsi, nessuno a cui chiedere aiuto, senza nemmeno
la certezza di potersi fidare dei propri compagni.
Solo la desolante, opprimente, angosciante certezza che quello era...
il giorno che il mondo finì